Spoleteride ospedale capitolo…undici e mezzo, troppe chiacchiere

La gente, ancora incredula di quanto è potuto accadere

Morto ospedale Spoleto, Tesei chiede di avviare indagine interna

Spoleteride ospedale capitolo…undici e mezzo, troppe chiacchiere

Domenico Bendetti Valentini ne dice quattro al Professor Segatori
domenico benedetti valentini

di Domenico Benedetti Valentini
Eravamo rimasti al capitolo undici, ma manca la materia concreta per passare al dodici. Dopo le opportune e riuscite manifestazioni – promosse dalla prof.ssa Miriam Carletti, da Maria Elena Bececco, da Michael Surace e loro collaboratori/trici – dei “lenzuoli bianchi” e delle “mamme in piazza”, con la decadenza delle ordinanze regionali di “covidizzazione” dell’Ospedale di Spoleto, quest’ultimo ha riaperto i battenti. Ma un Ospedale DEA non è una botteguccia. Bastano due giorni a chiuderlo, se se ne ha l’ardire……ma riaprirlo alle funzioni è compito complesso, sempre che se n’abbia realmente l’intenzione.

La gente, ancora incredula di quanto è potuto accadere, si prova a rivarcare la soglia, ma cerca di capire che cosa deve e può trovarvi. E dunque non vi sarà capitolo dodici, finchè dietro le parole non emergeranno i fatti reali.
Parole – da non sottovalutare, certo, ma parole – quelle passate per più di un’ora tra l’assessore regionale alla Sanità, Coletto, e la delegazione del City Forum. L’assessore, a quanto ci riferiscono, ha parlato anche lui come “quello che ha una parola sola”: “L’Ospedale di Spoleto è un DEA (Dipartimento Emergenza Accettazione ovvero Urgenza n.d.r.) e tale resta e resterà anche nel Piano Sanitario Regionale”. Benissimo. Allora, primo: riapre subito il Punto Nascita, con pediatria e ostetricia-ginecologia al completo di primario dott. Damiani, aiuti, personale ostetrico e quant’altri collaboratori? “Stiamo cercando il personale sanitario….”.Già, ma si dà il caso che prima della disattivazione forzosa, la Maternità di Spoleto, pur partendo da un comprensorio non vastissimo per residenti, era in proporzione la più attrattiva dell’Umbria; tant’è che, mentre per reparti di altri ospedali la Regione aveva dovuto chiedere la deroga per numero di parti alquanto inferiore ai 500 idealmente standardizzati dal Ministero, a Spoleto si è sempre stati su questa cifra da più anni, senza promozioni o agevolazioni di sorta!
Ma a che serve entrare qui nei particolari? Vanno riattivate a pieno potenziale di personale e mezzi, tutte le branche chirurgiche e mediche, oltre all’intensiva, alle diagnostiche e ai Servizi specialistici. Ciò fatto (e confermiamo l’impegno a darne atto, quando avverrà), si aprirà un costruttivo e leale tavolo per l’ipotizzato “polo” Spoleto/Foligno/Valnerina per la complementare localizzazione di Reparti e Servizi, salvi i fondamentali nei due principali plessi ospedalieri. In questo frattempo, si evitino amenità (cfr “La Nazione” 1/7/2021) del tipo “chirurgia pesante” (davvero estrosa ed equivoca la dizione) altrove, ma “una appendicite verrà curata (sic) all’Ospedale di Spoleto”……..e non per ironia – altrimenti potrebbero risentirsi i portatori di unghie incarnite, ernie, fistole e financo emorroidi moleste!- ma perché l’assetto funzionale delle chirurgie è proprio il cuore del futuro nosocomiale.
Giova ribadire ancora una volta che il da farsi è urgente; e tutto di volontà politica, perché quanto è avvenuto – come si è visto – non aveva alcun fondamento tecnico e organizzativo. Non è, da questo punto di vista, gradito a nessuno che le stesse nuove elezioni amministrative che a Spoleto si terranno a ottobre, impongano agli elettori scelte prioritariamente parametrate sulle responsabilità, le problematiche e le intenzioni di candidati, partiti e liste civiche, riguardo all’Ospedale DEA di Spoleto, del comprensorio e dell’intero cratere terremotizio. Ma oggi come oggi è inevitabilmente così: senza l’Ospedale con la “0” maiuscola, non c’è la città, non ha senso il comprensorio, la resilienza è parola vuota. Forze politiche e sociali, candidati e liste in movimento, hanno pochissime settimane per regolarsi su questo scenario. O, magari, per cambiarlo. Cum facti – diceva un grande – non cum parole.
                                                                                                                                             “Controcorrente

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*