
“Il Giardino dei Ciliegi” di Leonardo Lidi: Un Trionfo al Festival dei Due Mondi
Il Festival dei Due Mondi, evento di rilievo internazionale, ha dedicato il suo secondo weekend all’opera di Anton Čechov, grazie all’instancabile lavoro del regista Leonardo Lidi. Quest’ultimo, dopo aver portato in scena “Il Gabbiano” e “Zio Vanja”, ha presentato dal 4 al 7 luglio “Il Giardino dei Ciliegi” al Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi. Quest’ultimo rappresenta l’ultima tappa della Trilogia dedicata a Čechov, che è stata presentata integralmente domenica 7 luglio in una maratona teatrale.
Leonardo Lidi, vincitore del Premio Flaiano 2024 per la miglior regia con lo spettacolo “Zio Vanja”, è tornato a Spoleto per presentare “Il Giardino dei Ciliegi”. Quest’ultimo è stato prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria in coproduzione con il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e il Festival dei Due Mondi. Sul palcoscenico, il pubblico ha avuto l’opportunità di vedere gli stessi attori che hanno preso parte ai primi due capitoli della trilogia.
Nelle note di regia, Lidi esprime la sua ammirazione per Čechov e per “Il Giardino dei Ciliegi”, sottolineando la necessità di un credo radicale nell’atto creativo e la richiesta alla nobiltà d’animo, alla generosità come più grande forma d’arte. Lidi riflette sulla natura effimera del teatro, paragonandolo a un giardino che una volta era utile, ma che ora vive solo nel ricordo dei suoi interpreti.
La maratona teatrale, in scena il 7 luglio, ha presentato in successione le tre tappe del Progetto Čechov: alle ore 11 “Il Gabbiano”, alle ore 15 “Zio Vanja” e alle ore 19 “Il Giardino dei Ciliegi”. Lidi sottolinea l’importanza e il talento delle attrici e degli attori italiani, classificati nei pensieri politici in zona retrocessione ma vera pietra preziosa del teatro italiano. Lidi conclude dicendo che l’unico comune denominatore richiesto per affrontare l’autore russo è la sincerità d’animo. Essere cristallini nella volontà di consegnare tre testi straordinari al pubblico attraverso la forza di insieme e saper dunque cogliere l’amore che Cechov dedicava alla figura dell’attore nelle sue dinamiche di scrittura.
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