
Il Riesame conferma la custodia cautelare, nuovi accertamenti in casa
Scilla Bertini, la quarantatrenne di Foligno accusata dell’omicidio del padre ottantacinquenne, resta in carcere dopo che il Tribunale del Riesame ha rigettato il ricorso presentato dalla sua difesa, confermando la custodia cautelare nel carcere di Capanne. La decisione è arrivata dopo un’attenta valutazione, ma i giudici hanno riservato le motivazioni del rigetto per un momento successivo. La vicenda ha scosso la comunità locale e non cessa di suscitare interrogativi, mentre proseguono le indagini da parte della Procura di Spoleto.
Nel frattempo, i carabinieri sono tornati nell’abitazione di via Emilia a Foligno, dove la donna sarebbe accusata di aver strangolato il padre con le proprie mani. Il sopralluogo si inserisce nelle indagini per cercare nuovi indizi che possano fornire risposte. La casa era stata sigillata subito dopo la scoperta del corpo dell’anziano, avvenuta il 14 marzo 2025, quando il medico di famiglia, che seguiva entrambi, aveva notato il corpo in avanzato stato di decomposizione. La segnalazione del medico aveva portato i carabinieri ad intervenire con urgenza, scoprendo il cadavere ormai irriconoscibile.
L’indagine si è intensificata con un nuovo accesso all’abitazione, sotto il coordinamento del procuratore Claudio Cicchella e del sostituto Vincenzo Ferrigno. L’obiettivo principale del sopralluogo è stato quello di raccogliere ulteriori prove, nonostante il luogo fosse già stato sigillato in precedenza. Il lavoro della scientifica è stato fondamentale per eseguire una perquisizione più approfondita della casa, alla ricerca di qualsiasi elemento utile.
Nel corso delle prime fasi delle indagini, Scilla Bertini si era avvalsa della facoltà di non rispondere all’interrogatorio, scegliendo di non comparire neppure davanti al Tribunale del Riesame. Quando fu interrogata nei giorni successivi all’arresto, la donna sostenne di aver appreso della morte del padre solo al momento della chiamata del medico, affermando di non avere avuto notizie della sua sorte nei giorni precedenti. Una versione che però non ha convinto gli investigatori. Secondo la Procura, la relazione tra padre e figlia sarebbe stata talmente intensa e isolata dal resto del mondo da non giustificare il fatto che la donna non si fosse accorta della morte, avvenuta probabilmente alcuni giorni prima del ritrovamento.
L’incoerenza di alcune dichiarazioni ha alimentato i dubbi degli inquirenti, che hanno riscontrato contraddizioni nelle parole della Bertini, la quale, a distanza di qualche giorno, avrebbe riferito ai vicini e al parroco versioni diverse riguardo alle condizioni del padre e allo stato della sua salute. La versione iniziale sulla presunta mancanza di notizie dal padre non corrispondeva a quanto emerso dalle indagini.
Restano però da chiarire alcuni aspetti cruciali dell’inchiesta, tra cui il movente del presunto omicidio. Una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti riguarda la situazione economica di Scilla Bertini. Negli ultimi mesi prima dell’omicidio, la donna avrebbe speso somme rilevanti per acquisti di lusso, come vestiti, gioielli e profumi, utilizzando un conto bancario familiare su cui erano depositati circa 200mila euro. Gli investigatori stanno cercando di stabilire se vi possa essere una connessione tra questi comportamenti e l’omicidio del padre. L’ipotesi di un possibile conflitto per motivi economici rimane aperta, ma sono necessarie ulteriori verifiche per confermare qualsiasi legame diretto tra la gestione del denaro e il tragico evento.
La comunità di Foligno è ancora sconvolta dalla notizia dell’omicidio, e la vicenda continua a tenere alta l’attenzione mediatica. Nonostante i tentativi della difesa di far rivedere la custodia cautelare, la decisione del Tribunale del Riesame ha confermato il fermo di Scilla Bertini in attesa che si chiariscano ulteriormente i dettagli del caso. I carabinieri, impegnati nelle indagini, non hanno escluso nuove fasi investigative, compreso l’approfondimento degli aspetti economici che potrebbero aver contribuito al gesto violento.
La risoluzione del caso resta dunque sospesa, con la giustizia che continua il suo corso.
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