
Reparti devastati, protagonisti detenuti stranieri trasferiti
Disordini nelle carceri – Gravi disordini si sono verificati nelle ultime ore all’interno delle carceri umbre di Terni e Spoleto, dove gruppi di detenuti, perlopiù stranieri, hanno dato vita a violente rivolte nei reparti a media sicurezza. Gli episodi, che hanno generato allarme tra gli operatori penitenziari, confermano il crescente stato di tensione all’interno degli istituti umbri, già da tempo sotto pressione per sovraffollamento e carenze di organico.
Secondo il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (SAPPE), i danni riportati nelle due strutture risultano significativi, tanto da indurre anche alcuni familiari dei reclusi a chiedere chiarimenti alle autorità. La situazione è rimasta critica per ore, con ripercussioni sulla gestione dell’ordine interno. A preoccupare maggiormente è la ripetitività di simili episodi, che sembrano ormai manifestarsi con cadenza regolare in diversi istituti italiani, e che in Umbria trovano un terreno particolarmente fragile.
Il SAPPE denuncia da tempo il ruolo sempre più marginale e distante dell’Amministrazione regionale, evidenziando come molte delle recenti situazioni critiche coinvolgano detenuti trasferiti da altre aree, in particolare dalla Toscana. Il segretario regionale Fabrizio Bonino definisce l’Umbria la “discarica sociale” del sistema penitenziario toscano, lamentando la mancanza di interventi strutturali e chiedendo la rapida riapertura del Provveditorato regionale a Perugia, quale presidio indispensabile per una gestione efficace e autonoma delle problematiche locali.
A livello nazionale, il segretario generale del SAPPE Donato Capece ha ribadito la gravità dell’accaduto, sostenendo che comportamenti aggressivi e violenti da parte dei detenuti rappresentino un attacco diretto allo Stato. Capece chiede una risposta decisa e immediata, invocando anche la riapertura di strutture come quella di Pianosa per isolare i detenuti più pericolosi. Il SAPPE rinnova inoltre la richiesta di rafforzare gli organici della Polizia Penitenziaria in Umbria, dove la popolazione detenuta si avvicina alle 1.700 unità, aggravando una situazione già precaria.
Disordini nelle carceri
Sul tema è intervenuto anche Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria (S.PP.), che collega gli eventi di Terni e Spoleto a un quadro più ampio di allarme e instabilità. Di Giacomo interpreta le rivolte come un chiaro segnale del riemergere di una stagione di proteste che, a partire dall’emergenza pandemica, si è ripresentata ciclicamente in diverse carceri italiane, seppure con modalità sempre nuove. Per il S.PP., il rischio concreto è che simili episodi si moltiplichino, dando il via a una nuova ondata di rivolte durante il periodo estivo.
Di Giacomo segnala inoltre che, mentre a Genova tre detenuti sanzionati con l’isolamento disciplinare per aver partecipato a una rivolta sono stati poi ammessi agli esami scolastici, a Terni il personale ha rischiato l’incolumità fisica pur di riportare l’ordine. Questo apparente disallineamento nei segnali dati all’interno del sistema penitenziario, secondo il S.PP., indebolisce l’autorevolezza dell’istituzione e rischia di alimentare nuove tensioni tra i reclusi.
Il numero delle rivolte, secondo i dati forniti dal S.PP., è aumentato del 200% rispetto agli anni precedenti, un incremento che viene collegato a fattori ben noti: sovraffollamento, scarsità di personale qualificato, insufficienza di mediatori culturali e carenza di assistenza psicologica. Per Di Giacomo, le carceri italiane sono diventate polveriere pronte ad esplodere al minimo segnale di crisi, e ciò rende necessaria una risposta strutturale e non emergenziale.
L’estate, secondo le previsioni del sindacato, si annuncia come un periodo particolarmente difficile, in cui il ripetersi di rivolte e aggressioni potrebbe intensificarsi ulteriormente. A rendere il quadro ancora più complesso è la crescente diffusione, tra i detenuti, di telefoni cellulari sofisticati e i tentativi di evasione che si stanno registrando in vari istituti. Segnali preoccupanti, interpretati dal S.PP. come avvisaglie di una deriva che rischia di mettere a dura prova la tenuta complessiva del sistema penitenziario.
Capece, intanto, rilancia la proposta di dotare il personale penitenziario di strumenti non letali, come i flash ball e i bola wrap, già in uso in altri Paesi europei o in alcune forze dell’ordine italiane. L’obiettivo, secondo il SAPPE, è rafforzare la sicurezza degli agenti riducendo il rischio di danni fisici e migliorare la capacità di intervento durante le situazioni più critiche.
La richiesta condivisa dai sindacati è una sola: interventi urgenti e decisi da parte dello Stato, che non può più rimanere inerte di fronte a una crisi che, da eccezione, è diventata sistemica. Carenze strutturali, disorganizzazione e abbandono istituzionale stanno trasformando le carceri italiane, e quelle umbre in particolare, in focolai di instabilità sempre più difficili da contenere.
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