Sentimenti e mito dominano il Festival dei Due Mondi

Sentimenti e mito dominano il Festival dei Due Mondi

Sul palco amori assoluti, misteri, tragedia e bellezza

Nel penultimo fine settimana del Festival dei Due Mondi di Spoleto, la programmazione si concentra sui sentimenti attraverso due opere che uniscono teatro e danza, realtà e mito. Due produzioni originali affrontano i temi dell’amore, della perdita e del potere: la prima assoluta di L’amore non lo vede nessuno di Giovanni Grasso e la nuova creazione coreografica Didon et Énée firmata da Blanca Li. Entrambe raccontano storie intense, dove le emozioni si rivelano lentamente tra luci, suoni e movimenti, lasciando spazio a riflessioni profonde.

L’amore non lo vede nessuno, adattamento teatrale dell’omonimo romanzo pubblicato nel 2024 da Rizzoli, è il nuovo lavoro dell’autore e giornalista Giovanni Grasso, che prosegue così la sua collaborazione con il regista Piero Maccarinelli. La messa in scena, in programma negli spazi di San Simone fino a domenica, rappresenta il terzo progetto condiviso dai due artisti dopo Fuoriusciti e Il caso Kaufmann. A interpretare i protagonisti, tre nomi noti del teatro italiano: Giovanni Crippa, Stefania Rocca e Franca Penone.

Il testo è stato definito un “thriller esistenziale”, e racconta la storia di Silvia, una donna segnata dalla perdita improvvisa della sorella Federica, morta in un incidente stradale avvolto da sospetti. Determinata a far luce su quanto accaduto, Silvia si impegna in incontri settimanali, in un bar di provincia, con un uomo misterioso legato sentimentalmente alla sorella. Il loro accordo è chiaro: lui rivelerà dettagli sulla relazione con Federica, mentre lei si impegna a non cercare di scoprire la sua identità. La narrazione si snoda tra l’intimità della casa borghese di Silvia e l’anonimato del locale, spazi scenici che si alternano alimentando tensione e ambiguità.

Nel confronto tra i personaggi emergono i temi della fiducia, dell’identità e del perdono, che si intrecciano con la scoperta di una passione assoluta e distruttiva. L’intreccio, sempre più fitto, rivela segreti dolorosi e rapporti intricati, mentre Silvia si lascia attrarre dal passato oscuro della sorella. In parallelo, l’amica Eugenia cerca di riportarla alla realtà, in un susseguirsi di dubbi, rivelazioni e scontri interiori. Lo spettacolo spinge lo spettatore a interrogarsi sulla possibilità di comprendere davvero l’altro e sulla necessità, talvolta inevitabile, di perdonare per ritrovare sé stessi.

A completare questo viaggio nei sentimenti, Didon et Énée, in programma al Teatro Romano nelle serate di venerdì e sabato, propone una visione coreografica dell’epica storia di Didone ed Enea, riprendendo il mito reso celebre da Virgilio nell’Eneide e trasformato in opera musicale da Henry Purcell. La coreografa spagnola Blanca Li reinterpreta la vicenda attraverso una messa in scena che fonde danza, musica barocca e un forte impianto visivo. Le musiche registrate dell’ensemble Les Arts Florissants, dirette da William Christie, accompagnano i danzatori su una scena ricoperta d’acqua, simbolo del mare, che con le luci di Pascal Laajili crea atmosfere cangianti e suggestive.

Lontana dalla mera narrazione, Li costruisce una coreografia in cui il racconto si sviluppa tramite le emozioni interiori dei personaggi: desiderio, abbandono, ribellione, fragilità. L’amore tra Didone, regina di Cartagine, e l’eroe troiano Enea, destinato ad abbandonarla per fondare Roma, diventa il fulcro di una riflessione sull’inevitabilità del destino e sull’impatto che le scelte individuali hanno sugli altri. La tragedia della protagonista, segnata da un amore non corrisposto, si trasforma in una danza visiva che comunica più delle parole.

Blanca Li, già nota al pubblico spoletino per Le Bal de Paris, torna a Spoleto con una creazione che supera i confini tra le arti. Nata a Granada, ha iniziato la carriera nella ginnastica ritmica per poi studiare danza moderna a New York con Martha Graham. Il suo percorso artistico l’ha condotta a ruoli di prestigio internazionale, tra cui la direzione dei Teatros del Canal a Madrid e, più recentemente, la presidenza del Parco e della Grande Halle de la Villette a Parigi. La sua coreografia non si limita a una ricostruzione del passato, ma si apre a richiami attuali, includendo riferimenti al cambiamento climatico, al rapporto con la natura e alla condizione umana.

In entrambi gli spettacoli, l’amore è l’elemento centrale: un amore che ferisce, smarrisce e trasforma. Se nel dramma di Grasso si indaga la possibilità di conoscere davvero chi si ama, nell’opera coreografica di Li il sentimento appare come una forza primordiale che trascende il tempo e condiziona il destino. I personaggi, contemporanei o mitologici, si muovono tra illusioni e verità, nel tentativo di dare senso alle proprie scelte e alla sofferenza che ne deriva.

Il Festival dei Due Mondi continua così il suo percorso tra generi e linguaggi, offrendo al pubblico visioni inedite dell’animo umano. Le due produzioni, pur nella loro diversità stilistica, trovano un punto di contatto nell’analisi delle emozioni più profonde, proponendo una riflessione sul potere trasformativo dell’arte e sulla fragilità dei legami che ci definiscono.

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