Omicidio Bartoli, Behari a giudizio davanti alla Corte d’Assise

Omicidio a Spoleto: il Gip si riserva la decisione su Erjon Behari

Accusato di omicidio volontario, respinta la perizia

Omicidio Bartoli – Erjon Behari, cittadino albanese di 43 anni, sarà giudicato dalla Corte d’Assise di Terni con l’accusa di omicidio volontario per la morte di Stefano Bartoli, il ventottenne ucciso con una coltellata al petto il 7 luglio 2024 nel quartiere di Casette, a Spoleto. Il giudice per l’udienza preliminare ha disposto il rinvio a giudizio al termine dell’udienza svoltasi nel tribunale di Spoleto. Il processo inizierà l’11 settembre.

Il fatto risale a un anno fa, quando tra i due uomini era scoppiata una lite, degenerata fino all’uso dell’arma bianca da parte di Behari. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la coltellata inferta al torace di Bartoli si sarebbe rivelata letale in pochi minuti. Le indagini avviate nell’immediatezza dell’accaduto hanno portato all’arresto dell’uomo, attualmente detenuto nella casa circondariale di Spoleto.

Omicidio Bartoli

Durante l’udienza preliminare, Behari ha reso dichiarazioni spontanee, ribadendo di non aver avuto l’intenzione di uccidere la vittima. Ha affermato che il gesto sarebbe stato compiuto al solo scopo di intimorire Bartoli nel corso del litigio, ma che non intendeva provocare la morte del giovane. Tesi sostenuta anche dalla difesa, rappresentata dall’avvocata Maria Donatella Aiello, che ha chiesto al giudice di riqualificare il fatto come omicidio preterintenzionale. La richiesta è stata respinta.

È stata inoltre respinta l’istanza per una nuova perizia psichiatrica sull’imputato. La difesa aveva fatto leva su precedenti valutazioni mediche che, in altri procedimenti, avevano portato a considerare Behari non imputabile per via di alcuni deficit cognitivi. Tuttavia, nel corso di questo procedimento, l’uomo è stato ritenuto capace di intendere e di volere al momento del fatto, motivo per cui il giudice ha escluso ulteriori accertamenti in tal senso.

All’udienza erano presenti anche i familiari della vittima, che attraverso l’avvocato Andrea Bellingacci hanno ottenuto l’ammissione come parte civile nel processo. La costituzione è stata accolta dal giudice, che ha quindi riconosciuto il loro diritto a partecipare all’azione penale in qualità di soggetti danneggiati dal reato.

Secondo quanto emerso dagli atti di indagine, il diverbio tra Bartoli e Behari avrebbe avuto origine per motivi personali, in un contesto già teso da rapporti pregressi. I testimoni sentiti nella fase istruttoria avrebbero confermato l’esistenza di frequenti dissidi tra i due, anche se resta da chiarire la dinamica precisa che ha portato alla violenta aggressione.

La procura ha sempre sostenuto la tesi dell’omicidio volontario, considerata la modalità del colpo, la zona del corpo colpita e l’assenza di segnali di colluttazione o legittima difesa. L’arma utilizzata da Behari, un coltello da cucina recuperato in prossimità del luogo dell’aggressione, è stata repertata e sottoposta a esame, confermando la compatibilità con la ferita riportata da Bartoli.

Il prossimo passaggio si terrà davanti alla Corte d’Assise di Terni, dove l’imputato dovrà rispondere dell’accusa principale senza poter contare sulla riqualificazione del reato o sull’attenuazione della propria capacità di intendere. Il procedimento inizierà l’11 settembre, data fissata per la prima udienza dibattimentale. In quella sede saranno ascoltati i testimoni, esaminati i consulenti tecnici e valutate le prove raccolte nell’ambito delle indagini preliminari.

La vicenda ha suscitato profonda impressione nella comunità di Spoleto, colpita dalla brutalità del fatto avvenuto in un quartiere residenziale in pieno giorno. Il caso sarà ora oggetto di esame giudiziario approfondito, che dovrà accertare con esattezza le responsabilità di Behari rispetto alla morte di Stefano Bartoli.

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