A Panorama d’Italia il futuro di Spoleto, tra turismo e innovazione tecnologica

A Panorama d'Italia il futuro di Spoleto, tra turismo e innovazione tecnologica

A Panorama d’Italia il futuro di Spoleto, tra turismo e innovazione tecnologica

da Gaetano Lombardo

L’esempio di Israele, nazione-guida per le start-up a livello mondiale, alla tavola rotonda sulle imprese innovative. Arcuri, Invitalia: “Fondo da 50 milioni destinati a raddoppiare da investire in chi innova”. “Il nostro territorio deve capire il grande valore che ha, il valore della nostra storia, dell’arte, del bello. E ci sono ancora tante altre cose belle, pernso all’anfiteatro, che possiamo raccontare”: così Zefferino Monini, nella sua qualità di consigliere comunale con delega allo sviluppo, ha tratteggiato oggi a Spoleto, alla tavola rotonda di “Panorama d’Italia” la strategia dell’amministrazione per lo sviluppo sostenibile della città. “In particolare”, ha aggiunto, “sapendo che ci sono stati investimenti importanti e utili sulla mobilità alternativa, dobbiamo farne il fulcro dello sviluppo, dovremo vendere sempre meglio questa nostra peculiarità, una citta e un territorio ecosostenibili, dando modo alle imprese che investono sul territorio di creare valore”.

Il coordinatore scientifico del Centro italiano di studi sull’Alto medioevo Massimiliano Bassetti ha sottolineato il valore della ricerca medievalistica in questo contesto richiamando l’efficacia del lavoro degli storici per l’inserimento del Tempietto del Clitunno e del San Salvatore di Spoleto all’interno del sito seriale “Italia longobardorum, i luoghi del potere”. Il presidente di Slow Tourism Luciano Lauteri ha però ricordato l’importanza di preservare, pur nello sviluppo, l’integrità del territorio.

Concetto ripreso da Dario Pompili, presidente dell’Associazione Amici di Spoleto, sottolineando che “qui a Spoleto si fa cultura con la ‘c’ maiuscola, abbiamo qui tante occasioni culturali, potenziamo le tante risorse già esistenti con la nostra cultura dell’accoglienza”. Il presidente del Cobat Giancarlo Morandi ha sottolineato il valore della difesa del territorio, tracciando un parallelo tra l’attività a tutela dell’ambiente in Italia con n’esperienza all’avanguardia condotta dal Cobat col Cnr sull’Everest, per bonificare dei pannelli solari e delle batterie esauste i traccati dal campo base verso la vetta, citando l’Everest come un “sacro monte”, poiché è tale per i buddisti. L’importanza di “fare impresa” con il territorio è stata ripresa da Laura Tulli, presidente di Confindustria Spoleto e Valnerina, per “valorizzare le ricchezze inestimabili nel territorio, molte delle quali abbandonate, lavorando anche sulla formazione perché oggi abbiamo difficoltà a reperire personale qualificato”. Nella successiva tavola rotonda su “Fare start-up a Spoleto si può”, la star è stato l’ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon, che definendo il suo paese “la nazione delle start up” ha raccontato in che modo il governo ha reso possibile il miracolo delle 5000 start-up di cui peraltro otto sono state acquisite, negli ultimi tre anni, dall’Ibm, rappresentata a Spoleto da Giuseppe Ravasi, che ha rivolto un appello ai giovani umbri interessati ad aprire una start up innovativa: “Parlatecene e cercheremo di aiutarvi”.

È seguito l’intervento di Alessandro Cecchi Paone, noto giornalista scientifico, basato sulla sua esperienza diretta: «In Israele ho intervistato tanti giovani imprenditori, come quelli che hanno inventato Waze, l’app di indicazioni stradali condivise da una community. Mentre però parlavamo, l’amministratore delegato, mi ha comunicato che la società era stata comprata da Google per un miliardo di dollari”. La moderatrice della tavola rotonda, la giornalista del Tg1 Barbara Carfagna – oggi forse la più competente in Italia in materia di start-up – ha poi introdotto Ernesto Ciorra, direttore innovazione e sostenibilità Enel: “In Israele c’è un interlocutore unico per aziende come noi che cercano di innovare, in modo strutturato e continuo.

Nessuno in Europa lo fa”. Ciorra ha quindi passato la parola a Haim Piratinskiy, che ha inventato nJoin, start up che oggi è diventata partner del colosso energetico italiano: “In due riunioni abbiamo chiuso l’accordo, nessuno ha fatto problemi. Non erano interessati al nostro fatturato, ma alle nostre idee”. Una start-up di grande successo è stata poi quella che ha fondato nel 2006 Danilo Iervolino, presidente Università Telematica Pegaso, oggi leader di mercato: “All’inizio abbiamo avuto resistenze enormi. In molti temevamo un annacquamento della qualità, solo perché avevamo lanciato l’e-learning. Mentre oggi per noi insegnano persino due premi Nobel. Siamo riusciti a scardinare un mondo paludato come quello accademico, con fatica e coraggio”. Fernando Napolitano, presidente e ceo IB&II, un’organizzazione no-profit indipendente, con sede a New York, ha detto agli studenti presenti in sala: “Partecipate ai nostri programmi, che stanno fermando la fuga dei cervelli”. Ha infine concluso i lavori Domenico Arcuri, amministratore delegato Invitalia, l’agenzia per lo sviluppo nel Governo: “La Silicon Valley è nata grazie alla pervicacia di governanti illuminati, che ha finanziato l’innovazione con pervicacia e lungimiranza. Lo stesso, in misura minore, che ha fatto Israele. In Italia, invece, questo è stato fatto poco e male”. Qualcosa però sta cambiando: “Da due anni” ha aggiunto Arcuri “stiamo valutando in maniera celere e diretta proposte di start up. Alla fine di questo progetto, avremo un migliaio di nuove aziende innovative sparse su tutto il territorio nazionale. Il vento adesso è cambiato”.

Panorama d’Italia

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