Arredo urbano, un’altra occasione persa per aggregare la città

da MoVimento 5 Stelle Spoleto
Il 3 Marzo 2011 il Consiglio comunale votava una mozione a firma del Consigliere Carmelo Parente (Spoleto 5 stelle) riguardante la pianificazione dell’arredo urbano.

Lo spirito che aveva in sé quella mozione era basato sul confronto e sulla coesione cittadina in modo da coinvolgere direttamente le Associazioni Culturali Spoletine, i commercianti ed i semplici cittadini affinché dessero tutti il loro contributo e si unissero conoscenze e necessità. Quindi, già in tempi non sospetti ( la mozione in verità era stata depositata nel 2009, e ci volle un anno e mezzo perché il Consiglio Comunale la discutesse), avevamo lanciato la prima iniziativa per la salvaguardia delle peculiarità storico-artistiche del centro storico, nell’ottica di preservare il nostro patrimonio e di presentarci al turista con un ottimo biglietto da visita.

Siamo quindi d’accordo sulla necessità di un regolamento in questo senso, come richiesto dalla Sovrintendenza e previsto dal Codice dei Beni Culturali, tuttavia, contestiamo fortemente il metodo adottato.

Quella che poteva essere un’occasione per aggregare una città frammentata e sofferente intorno ad un progetto comune, sarà vissuta come l’ennesima imposizione di un’Amministrazione cieca, che miete vittime soprattutto, e ancora una volta, nel centro storico (qui chiamato AMBITO 1), tra ristoratori e bar. Questi infatti avranno “l’obbligo di eliminazione immediata delle coperture dei gazebi”, a prescindere dagli investimenti effettuati per la loro installazione negli anni precedenti, quando la legge gli aveva concesso di utilizzarli.

Siamo i primi a sostenere la necessità di linee guida per conservare l’immenso patrimonio storico della nostra città, ma sulle modalità di azione della Giunta Cardarelli abbiamo qualche dubbio. Se è vero che l’Assessore Cappelletti ha reso partecipi le Associazioni di categoria, lo ha fatto però a giochi fatti, presentando un progetto già concluso; idem per i Consiglieri Comunali che, a malapena, hanno avuto il tempo di consultare il fascicolo.

L’iter partecipativo è un metodo complesso che deve prevedere le consultazioni di tutte le parti in causa. Fare incontri per spiegare le decisioni non significa “partecipazione”, ma solo ricerca di un consenso di decisioni prese da altri.

Questa città ha bisogno in primis di aggregazione, se vuole ripartire, e di sentirsi coinvolta e partecipe. E in questo senso nulla, proprio nulla è cambiato rispetto al modo di operare dalle precedenti Amministrazioni.

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