A Palazzo Collicola la mostra di Klaus Münch

A Palazzo Collicola la mostra di Klaus Münch

A Palazzo Collicola la mostra di Klaus Münch

Attraverso le forme perturbanti ma anche straordinariamente realistiche di Klaus Münch possiamo leggere aspetti meno visibili del nostro universo/mondo, ma anche più carichi di implicazioni, soprattutto alla luce di quanto successo in anni di pandemie da una parte e di importanti scoperte scientifiche dall’altra.

Da virus che hanno cambiato le sorti della storia a onde gravitazionali e fusioni di buchi neri che piegano spazi infiniti come fossero fogli di carta, il nostro universo, e noi con esso, si muove senza sosta tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. L’opera di Klaus Münch sembra avvertire presagi oscuri ma anche tutta la ricchezza di queste realtà con estrema lucidità, con una vena di utopismo visionario e post romantico tipico di quegli altri mondi che solo scrittori e registi di film di fantascienza hanno saputo immaginare.

Come ha avuto già modo di scrivere sull’artista Bruno Corà, curatore della mostra, “quelle offerte dall’immaginario di Münch, con le sue cupole o calotte curve di plexiglas serigrafate con immagini di ingrandimenti al microscopio di organismi biocellulari, di cui da anni esplora le fantasmagoriche morfologie, ci appaiono come costellazioni articolate in gruppi di galassie”.

La mostra Nel più ampio cerchio in qualche luogo (la citazione è da alcuni versi di Rilke), che si compone di circa cinquanta opere tra grandi disegni, fogli di pvc e sculture semitrasparenti e specchianti di resina colorate realizzate tra il 1987 e il 2022, installate negli spazi del piano terra di Palazzo Collicola, diventa un vero e proprio viaggio tra forme di vita organica e cosmica, artificiale e spontanea, sintetica e batterica, in un percorso immaginifico di grande forza e fragilità allo stesso tempo, in cui lo sguardo e la seduzione del vedere attraverso rappresentano il contenuto subliminale della mostra. Con l’occasione verrà pubblicato un catalogo edito da Forma con testi critici di Marco Tonelli (direttore di Palazzo Collicola), Bruno Corà e Aldo Iori.

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