Natale in carcere a Spoleto, l’Arcivescovo ai detenuti

Boccardo: “Sognare è possibile anche dentro questa casa”

Un messaggio di speranza, responsabilità e rinascita ha attraversato le mura della Casa di Reclusione di Spoleto in occasione della Messa di Natale presieduta dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, nel pomeriggio di sabato 20 dicembre. La celebrazione ha segnato anche la conclusione del Giubileo della Speranza nel penitenziario, iniziato il 4 gennaio 2025 con una precedente liturgia presieduta dallo stesso presule.

Nel suo intervento, mons. Boccardo ha scelto un forte parallelismo con il terremoto del 2016 che ha colpito duramente il territorio della Valnerina, distruggendo edifici, luoghi di culto e relazioni. «Le macerie non hanno avuto l’ultima parola – ha ricordato – ma sono diventate il punto di partenza per la ricostruzione, come è avvenuto per la Basilica di San Benedetto e per la chiesa abbaziale di Sant’Eutizio». Un’immagine che l’Arcivescovo ha esteso alla vita dei detenuti: «Anche la vostra esistenza è colma di macerie. Non vanno buttate o cancellate, ma devono diventare il fondamento da cui ripartire per ricostruire».

Alla celebrazione hanno concelebrato il cappellano del carcere, padre Marco Antonio Maria Uras, ofm, e il direttore della Caritas diocesana, don Edoardo Rossi. Presenti, tra gli altri, il direttore della Casa di Reclusione Bernardina Di Mario, il comandante della Polizia Penitenziaria Pierpaolo Milanese, il consigliere regionale Donatella Tesei e numerosi volontari. La liturgia è stata animata da alcuni elementi della corale diocesana, diretta dal maestro Mauro Presazzi.

Commentando la Liturgia della Parola, mons. Boccardo si è soffermato sul Salmo 24 e sul Vangelo del sogno di Giuseppe, invitando i detenuti a non rinunciare alla capacità di sognare. «Nessuno ha mani innocenti e cuore puro – ha detto – nemmeno chi non è in carcere. Tutti portiamo ferite». Da qui l’invito a non identificarsi con gli errori commessi: «La storia di una persona non coincide con ciò che ha fatto. La vostra identità è ferita e sanguina, ma questo peso può diventare uno slancio in avanti. Sognare è possibile anche dentro questa casa».

Nel solco del cammino giubilare, al termine della Messa alcuni detenuti hanno letto e interpretato brani tratti da “Bariona o il figlio del tuono” di Jean-Paul Sartre, accompagnati musicalmente da un altro detenuto alla fisarmonica, sotto la guida di Giorgio Flamini. È stato inoltre letto un passaggio del discorso pronunciato il 30 maggio 2025 da papa Leone XIV, dedicato al valore della fraternità e della costruzione di un “noi” fondato sulla responsabilità condivisa. Il testo di Sartre, scritto durante la prigionia dell’autore, sarà al centro di un futuro spettacolo teatrale che la compagnia #SIneNOmine porterà in scena nel Natale 2026.

In chiusura, il direttore Bernardina Di Mario ha ringraziato l’Arcivescovo per la sua costante vicinanza, sottolineando l’importanza del dialogo e della collaborazione per affrontare le difficoltà quotidiane della vita carceraria. Prima di lasciare il penitenziario, mons. Boccardo ha infine fatto visita ai detenuti sottoposti al regime di 41 bis, portando anche a loro gli auguri di Natale.

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