Giovedì Santo, celebrata in Cattedrale la Messa in Coena Domini
L’Arcivescovo: «La lavanda dei piedi ci ricorda che solo una vita vissuta nella dimensione del dono e del servizio può ritenersi riuscita e ricca di frutti»
Con il Giovedì Santo, giovedì 24 marzo, si è conclusa la Quaresima, iniziata con il Mercoledì delle Ceneri, e con essa è finito anche il digiuno penitenziale. Con la messa vespertina “in Coena Domini” (cioè la “Cena del Signore” – l’ultima cena come comunemente è chiamata – che Gesù tenne insieme ai suoi apostoli prima dell’arresto e della condanna a morte), che l’Arcivescovo ha presieduto nella Cattedrale di Spoleto, è così iniziato il Triduo pasquale, ossia i tre giorni nei quali si commemorano la Passione, la Morte e la Risurrezione di Gesù, che ha il suo fulcro nella solenne Veglia pasquale.
Dell’ultima cena del Signore gli evangelisti presentano due segni: quello della lavanda dei piedi e quello della consacrazione del pane e del vino. «La lavanda dei piedi – ha detto l’Arcivescovo nell’omelia – è posta dall’evangelista Giovanni al centro della cena. È dunque un segno importante, che costituisce un messaggio e non per niente lo ripetiamo». Mons. Boccardo, ha infatti, compiuto questo gesto a dodici persone, uomini e donne, mentre il coro della Pievania di Santa Maria cantava “Dove la carità è vera e sincera là c’è Dio”.
«È molto grande – ha proseguito il Presule – il segno della lavanda dei piedi: Dio serve l’uomo in Gesù al punto da consegnare la sua vita per lui, per riaverla nella gloria della risurrezione; ci ricorda che solo una vita vissuta nella dimensione del dono e del servizio può ritenersi davvero riuscita e ricca di frutti; ci indica il comandamento che Gesù ci ha lasciato: “Anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri”.
Il secondo segno è costituito dalle parole che Gesù pronuncia sul pane e sul vino, nelle quali mostra il suo corpo e il suo sangue. «Mettendo nelle nostre mani e nella nostra bocca il pane e il vino consacrati – ha detto il Vescovo – Cristo testimonia la totalità del dono della sua vita. Proprio per questo il racconto dei vangeli passa direttamente dalla cena alla passione, senza soluzione di continuità; passa dal pane che è il corpo offerto di Gesù e dal vino che è il suo sangue versato, a descrivere l’ora tremenda in cui il Figlio di Dio comincia a donare il suo corpo e a versare il suo sangue.
È fondamentale capire – ha continuato mons. Boccardo – che l’eucaristia, il “sì” totale e fedele di Gesù al Padre e agli uomini – anche se nemici e oppositori – significa il nostro “sì” al Padre e il nostro “sì” ai fratelli e alle sorelle, non solo a coloro che si mostrano tali con amicizia, gentilezza e accoglienza, ma pure a coloro che ci criticano, non ci accettano, ci disprezzano, ci insultano, si oppongono a noi. L’eucaristia sarebbe un segno vuoto se in noi non si trasformasse in forza di amore per gli altri».
Alla celebrazione c’erano i fanciulli e gli adolescenti, accompagnati dai genitori e dai catechisti, delle parrocchie di Santa Rita, S. Gregorio, Cattedrale e Santi Pietro e Paolo in Spoleto che riceveranno prossimamente i sacramenti dell’Eucaristia e della Confermazione. Terminata la distribuzione della comunione sotto le due specie, si è lasciata sull’altare la pisside con le particole per la comunione del giorno seguente.
Dopo l’orazione si è formata la processione che ha accompagnato il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione, nella cappella del Sacramento: i bambini che riceveranno la Prima Comunione portavano in mano una calla bianca e un piccolo lume, deposti poi dinanzi al tabernacolo; intanto si cantava l’inno eucaristico Pange lingua.
Giunta la processione alla Cappella del Sacramento, l’Arcivescovo ha deposto la pisside entro il tabernacolo aperto; in ginocchio, ha incensato il Santissimo Sacramento, mentre si cantava il Tantum ergo sacramentum. Dopo alcuni istanti di adorazione in silenzio, mons. Boccardo, i sacerdoti e i ministranti sono tornati in sacrestia. È seguita l’adorazione eucaristica fino alla mezzanotte animata dalle parrocchie della Pievania di Santa Maria.
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