Giornate Fai di Primavera, visite guidate alla chiesa di san Giuliano a Monteluco

In occasione delle Giornate FAI di primavera, la storica manifestazione del FAI giunta alla 23° edizione che ha finora coinvolto quasi 8 milioni italiani e che prevede l’apertura straordinaria al pubblico, con visite guidate, di siti di interesse culturale, artistico e ambientale, il gruppo Fai di Spoleto ha organizzato per domenica 22 marzo una visita alla chiesa di San Giuliano. L’edificio, che sorge in cima ad un colle appena distaccato dal massiccio del Monteluco, la montagna che sovrasta la città di Spoleto, appartiene nell’insieme al secolo XII, ma la sua edificazione si lega alle origini degli insediamenti monastici sorti sul monte.

Dalle ore 10.30 alle 17.30 visite guidate a cura degli Apprendisti Ciceroni®: Liceo “Sansi-Leonardi-Volta” di Spoleto e dell’istituto d’Istruzione Superiore “G. Spagna”. Alle 9.30 è previsto un trekking guidato con partenza dal piazzale antistante il Camping Monteluco (ingresso SUD di Spoleto, inizio strada per Monteluco, dietro la chiesa di San Pietro). Il dislivello è di circa 300 metri. Raccomandati abbigliamento e calzature per escursionismo. Richiesta prenotazione (solo per il trekking) presso Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica (IAT) Spoleto, Piazza della Libertà, tel. 0743 218620. Sono previste anche visite in lingue straniere. Visite in inglese, ore 11; visite in arabo, ore 12; visite in rumeno, ore 15.

CENNI STORICI SULLA CHIESA: La tradizione vuole che una matrona di nome Gregoria avesse donato i propri possedimenti sul colle a Sant’Isacco, monaco siriaco giunto a Spoleto verso la fine del V secolo, allo scopo di fondarvi una chiesa ed un monastero dedicati a San Giuliano. Il monastero era già esistente intorno alla metà del VI secolo; successivamente, forse ancora durante quel secolo, divenne abbazia benedettina, retta prima dai Cassinesi e in seguito dai Cluniacensi. Ad essa continuavano a far capo gli eremiti del Monteluco i quali, dopo la morte di Sant’Isacco, erano entrati  a far parte della grande famiglia benedettina. L’Abbazia ebbe vita fiorente, ma fu soppressa alla fine del XV secolo da papa Innocenzo VIII, per passare  nel 1502 ai Canonici Lateranensi. All’inizio dell’Ottocento il complesso abbaziale era ormai in abbandono  da tempo, mentre la chiesa, anch’essa abbandonata, passò in mani private e fu adibita  a fienile. Nei primi del ‘900, anche grazie all’interessamento dell’archeologo spoletino Giuseppe Sordini, il Comune ne rivendicò la proprietà. All’esterno la facciata si presentava in origine probabilmente a quattro spioventi, sul modello della chiesa spoletina di Sant’Eufemia, ma oggi appare alterata nelle sue proporzioni a causa della perdita della parte superiore. Interessanti sono la trifora composta da archeggiature curiosamente sovrapposte, e il portale ad arco a tutto sesto, negli stipiti del quale sono stati rimessi in opera antichi frammenti scultorei. Nell’interno, a tre navate divise da colonne e terminanti in tre absidi, è caratteristica la forma delle tozze colonne  in pietra. Un’iscrizione frammentaria, murata nella parete destra e proveniente dalla cripta, di cui è però noto il testo integrale, ricorda l’esistenza in quell’ambiente del sepolcro di Sant’Isacco, ora al Museo Nazionale del Ducato , all’interno della Rocca Albornoziana. Della decorazione pittorica rimangono una Madonna col Bambino databile al XV secolo, ed il ciclo absidale su tre registri orizzontali con un fregio dipinto, Santi e Incoronazione della Vergine. Fra le figure si riconosce la Beata Gregoria col cartiglio della donazione. La datazione è 1442 e l’autore il cosiddetto Maestro di Eggi, molto attivo a Spoleto e nel territorio nella prima metà del Quattrocento. Le pareti del presbiterio, infine, conservano resti di un ciclo ad affresco dedicato alle storie di Sant’Isacco databile al XV secolo.

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