Che ne sarà di Spoleto dopo il Festival? E Don Matteo?
SPOLETO – «A pochi giorni dalla chiusura del Festival in cui si gridava al miracolo e alla rinascita, chiedo una riflessione di 10 minuti su queste foto scattate, venerdì 21 luglio alle ore 21:05». Lo scrive un cittadino su Facebook, nel gruppo Spoleto. Segnalazioni, Sfoghi, Consigli, Proposte, Idee. «Quando avrete finito, sempre ai “miracolandi” chiedo, – continua il cittadino nel post – sempre se possibile di riassumere in poche parole cosa farete per il futuro, al di là del tirare fuori le bellissime bandiere da sventolare sul carro dei vincitori. Perché, come potrete intuire, il Festival è una bellissima ciliegina su una torta di panna S-MONTATA».
Dopo questo post si è scatenato un via vai di commenti. «È sempre stato così. Dopo il festival la città si svuota» – ha scritto qualcuno -. Sicuramente la crisi e gli effetti del sisma non hanno risparmiato nessuno. Un’altra persona scrive: «Comunque va anche detto che da quando ero bambino ogni anno si è sempre ripetuto lo stesso fenomeno. Dal giorno seguente alla chiusura del festival, per due settimane, la desertificazione di Spoleto». E poi c’è chi parla di Spoleto, città morta o deserta. «I segnali di disagio in questa città sono tanti, risponde un altro – e sono visibili tutti i giorni, ammettiamolo e riconosciamocelo». E per finire la bocca della verità: «Ci lamentiamo ancora della desertificazione del dopo Festival, ma non vedo tante delle persone che lamentano tale fenomeno partecipare ai vari eventi che la città e chi ci rappresenta organizza».
Abbiamo sondato il trend di stagione fra gli addetti ai lavori. Secca e amara l’analisi di Tommaso Barbanera di Confcommercio e Federalberghi che parla di ‘crollo del 40-50% rispetto all’estate scorsa, mitigato da una lieve ripresa per il festival’. Lo riporta in un articolo Spoletos.it . L’effetto Don Matteo quest’anno non pare esserci stato o almeno non appieno “L’estate è partita male – dice Barbanera – ma i conti si fanno alla fine”. La programmazione estiva, tolto il festival, langue.
In attesa del Ferragosto spoletino della Pro Loco e tramontato il miraggio di ‘Vini nel Mondo’, il ‘dopo-festival’ si affida alle sagre paesane che, però (anche quelle storiche) non nascondono grane organizzative e di cassa e alcune difettano di fantasia, limitandosi a riproporre ciclicamente la solita ‘minestra’.
A me risulta che gli alberghi, nel periodo festivaliero, erano tutti, TUTTI, al completo. Quindi, Tommaso Barbanera piange perchè lo fa sempre. E’ abituato così. E poi, dice il proverbio napoletano, “chi piange fotte sempre quello che ride”.